La scuola sarà nuovamente in piazza sabato 28 novembre, e questa volta insieme a tutte le altre categorie del lavoro pubblico, per rivendicare il diritto al rinnovo di un contratto praticamente fermo ormai da sette anni. Vogliamo un contratto vero, che per essere tale deve poter contare su risorse adeguate. Certamente non lo sono quelle stanziate nella legge di stabilità già votata dal Senato e ora in discussione alla Camera: lo ripeteremo tutti insieme sabato, non è assolutamente accettabile l’idea di un contratto che assegna a ogni lavoratore un aumento mensile di sette euro lordi.
Nonostante le indicazioni fornite nell'ultimo incontro al Miur (lo scorso 10 novembre) inducessero a sperare in un'imminente liquidazione degli stipendi per supplenze brevi svolte nei mesi di settembre e ottobre, gli interessati lamentano di non essere stati ancora pagati. Anche le scuole segnalano che in mancanza di capienza sui POS non è possibile concludere la procedura per la liquidazione dei contratti.
Dopo il ricorso presentato contro l’esclusione dal piano di straordinario di assunzioni di numerosi lavoratori precari della scuola (docenti e Ata) che pure ne avevano i requisiti, ora i sindacati hanno impugnato unitariamente il provvedimento che esclude i docenti precari, inclusi i docenti incaricati di religione cattolica di all'articolo 40 comma 5 del CCNL e gli educatori impegnati nei convittie negli educandati dalla possibilità di poter fruire della “Carta del docente”, con la quale si assegna a ogni insegn