“Troppo poco, davvero troppo poco, si continua a fare per la scuola. Bisogna valorizzare chi fa vivere ogni giorno le nostre comunità educanti: si sblocchi il contratto, si adeguino gli stipendi, si proceda alle stabilizzazioni del personale precario e a nuove assunzioni”. Così il segretario generale Luigi Sbarra nel suo intervento in chiusura della manifestazione che la CISL ha tenuto oggi a Roma in piazza Santi Apostoli per “incalzare Governo e Parlamento a migliorare ancora una Legge di Bilancio che all’inizio aveva molte più ombre che luci. E che ora si presenta in modo assai diverso”.
“I passi avanti – ha sottolineato Sbarra - sono stati fatti proprio perché abbiamo costruito e seguito la strada del dialogo, della ricerca pragmatica di punti di sintesi. D’altra parte è così che abbiamo affrontato e risolto questioni decisive nei mesi più duri della pandemia. Lo abbiamo fatto insieme”.
“Non è il momento in cui ci si può accontentare di essere ‘contro’. Questa piazza di certo non lo è – ha proseguito - Non ci contrapponiamo a Governo e forze politiche di cui, pure, vediamo limiti e interessi di parte che non fanno bene al Paese. Men che meno siamo in contrapposizione rispetto alle piazze di due giorni fa. Convocate con parole d’ordine che non condividiamo. Ma che rispettiamo. Con allarmi eccessivi e una scelta degli strumenti di lotta che riteniamo sbagliati. Questo passaggio ha messo in evidenza differenti culture e sensibilità. Due modi diversi di intendere l’azione sindacale. Ma l’orizzonte dei nostri obiettivi deve restare comune. Dobbiamo tornare a guardare al domani insieme. Ma con gli occhi della responsabilità, dell’autonomia dalla politica, del riformismo vero”.
“Quando si decide insieme, - ha detto inoltre il leader della CISL - si decide bene. Sfilarsi dai tavoli di trattativa, invece, porta a decisioni unilaterali e isola il mondo del lavoro da scelte strategiche”. E accennando all’andamento del confronto col Governo, è tornato ancora sul tema delle azioni di lotta, sulle quali la CISL ha assunto valutazioni e scelte a ragion veduta, senza alcuna pregiudiziale di natura ideologica. “Non sono mancati gli stop and go. E quando il Governo ha avuto qualche sbandamento, qualche 'amnesia', non abbiamo fatto sconti. Come è successo a ottobre con una manovra nata male, insufficiente proprio per la mancanza di coinvolgimento sociale. Per questo ci siamo mobilitati nei luoghi di lavoro e sul territorio. La nostra azione è stata determinata e intransigente. Ma dobbiamo essere sinceri: di fronte a noi non c’è stato un muro. Se fosse stato così avremmo fatto di tutto per tirarlo giù, con ogni mezzo a disposizione. E allora sì, lo sciopero generale sarebbe stato non solo giusto, ma doveroso. Per amor di verità, però, è impossibile dire che sia successo questo. Il Presidente Draghi, che incontreremo ancora una volta dopodomani a Palazzo Chigi, si è dimostrato capace di ascoltare, si è impegnato ad aprire i Tavoli sui nodi cruciali del fisco e delle pensioni. E ha saputo cambiare e far progredire la Manovra. Non su tutto quello che volevamo. E per questo continueremo a farci sentire”.
Non è mancato, nel discorso del segretario generale della CISL, un accenno alla manifestazione di CGIL e UIL: “Due giorni fa, da piazza del Popolo, ho sentito parole di incoraggiamento a recuperare l’unità sindacale. Figurarsi se noi siamo contrari! Ma dobbiamo fare chiarezza sugli obiettivi, sui contenuti, e soprattutto sul modello di sindacato che serve a questo Paese. La posizione identitaria e valoriale della Cisl è quella di un sindacato dell’autonomia, del pragmatismo, del riformismo, della partecipazione, della contrattazione. Questo serve. E non un sindacato ideologico, che radicalizza il conflitto su basi generiche e fumose, legato a un antagonismo secco rischia di alimentare l’astensionismo sindacale e di logorare la rappresentanza sociale, lasciandola ostaggio di riti e battaglie di retroguardia”.
“La marcia verso il nuovo – ha concluso Sbarra - va orientata con la bussola della concordia e della corresponsabilità. Noi oggi vogliamo lanciare questa sfida. E diciamo al Governo, alle controparti pubbliche e private e anche a Cgil e Uil che questo è il tempo di esserci per cambiare. Di negoziare crescita, lavoro, contrasto alle disuguaglianze, lotta alla povertà. Ecco perché oggi siamo qui. Per promuovere un metodo e un percorso che ha un traguardo strategico per tutti: un nuovo e moderno Patto per il lavoro, la crescita e la coesione. Un grande Accordo che dia protagonismo sociale alle strategie di ripartenza, che contrasti i divari tenendo dentro chi ha più bisogno, dando nuove opportunità a chi perde il lavoro, o ne rimane ai margini, ai giovani e alle donne, ad anziani e migranti. Questo è il messaggio che vogliamo dare in questa bella giornata, da questa ‘piazza della responsabilità’. Questo vogliamo fare, consolidando quel dialogo che è alla base dei risultati che abbiamo ottenuto e di quelli che otterremo. Per cambiare l’Italia e farla tornare a crescere, in modo equo, sostenibile e inclusivo. Per un Paese finalmente unito, da Nord a Sud, in cammino verso l’avvenire”.
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