Da sempre ci siamo detti contrari, a partire dalla prima audizione svoltasi in Senato lo scorso mese di novembre sul disegno di legge “concretezza”, a modalità di controllo delle presenze attraverso verifiche di natura biometrica che appaiono del tutto sproporzionate, inutili e inopportune nelle istituzioni scolastiche, per ragioni che è il semplice buon senso a indicare. Dimensioni estremamente contenute dell’unità produttiva, natura e modalità del servizio che vi si svolge, nel caso dei dirigenti mancanza addirittura dei presupposti che possano rendere necessario controllare il rispetto di obblighi orari.
Il resoconto della seduta di ieri della VII Commissione della Camera, che si è espressa con la formulazione di un proprio parere, lascia esterrefatti, per la contraddizione evidente tra quanto affermato nelle premesse e la proposta emendativa posta come condizione al parere espresso, in cui si chiede una modifica dell’art. 2 del ddl 1433 formulata tuttavia in modo a dir poco incongruente rispetto alle argomentazioni esposte in precedenza.
Infatti, dapprima la Commissione fa sostanzialmente proprie gran parte delle considerazioni da noi più volte esposte, riconoscendo la specificità del lavoro svolto a scuola e affermando che “al personale operante nelle istituzioni scolastiche ... non è sempre possibile adattare provvedimenti pensati per altri settori del pubblico impiego”; aggiungendo che “il fenomeno dell’assenteismo nelle scuole è estremamente limitato” e asserendo che per i docenti “assentarsi dall’istituto senza permesso è praticamente impossibile”; riconoscendo che tutto il personale, anche dei profili ATA, presta un servizio “finalizzato alla dimensione educativa”; escludendo infine che il personale dirigente possa “essere sottoposto a questo genere di controlli”, per motivi diversi fra i quali anche il non essere “soggetto a un orario di servizio in una sede dovendo seguire alunni e docenti anche in sezioni staccate e coordinate”.
Ciò premesso, è proprio difficile capire il senso della proposta di emendamento, nella quale si esclude esplicitamente il personale docente e educativo dai sistemi di controllo biometrico, nulla si dice del personale ATA - che quindi si presume resti soggetto all’applicazione delle norme generali - mentre si rinvia per i soli dirigenti scolastici, “soggetti ad accertamento esclusivamente ai fini della verifica dell’accesso” (!), a un apposito decreto ministeriale che regolamenti la materia.
Vogliamo augurarci che queste evidenti contraddizioni vengano positivamente risolte e superate nel prosieguo dell’esame del provvedimento, escludendo totalmente la scuola e il suo personale dal campo di applicazione della normativa in esame: diversamente non potremmo che riconfermare il nostro giudizio pesantemente negativo su norme non solo prive di logica, ma addirittura gravemente offensive per le professionalità cui fanno riferimento.
Roma, 3 aprile 2019
Maddalena Gissi, segretaria generale CISL Scuola