Non sono certo una novità, purtroppo, i dati diffusi oggi dalla Ragioneria Centrale, che certificano una condizione ben nota al personale della scuola, i cui stipendi sono il fanalino di coda all’interno di un pubblico impiego tutt’altro che ben retribuito. "Abbiamo da tempo segnalato – afferma la segretaria generale CISL Scuola Maddalena Gissi - che in un’emergenza retributiva generale del settore pubblico la situazione più grave riguarda i docenti. Sul dato che la Ragioneria rileva incide anche il fatto che vanno in pensione figure che hanno superato i 35 anni di servizio, mentre chi entra in ruolo comincia la sua attività professionale con una retribuzione più bassa, attorno ai 1300 - 1400 euro a seconda della qualifica, ma questo non giustifica certo una situazione intollerabile. Quando abbiamo chiesto di investire nella scuola – prosegue Maddalena Gissi - sapevamo che c'erano problematiche come questa, rischiano di restare una chimera gli stupendi europei se gli impegni di spesa che il Governo aveva promesso in campagna elettorale vanno in altra direzione. Del resto l’emergenza salari è uno dei punti forti della mobilitazione che stiamo mettendo in atto con tutte le altre principali sigle sindacali”.
“Ci aspettiamo un segnale chiaro e immediato – conclude la segretaria generale della CISL Scuola - diversamente sarà difficile sostenere che non è arrivato il momento di scioperare per rendere più dignitose le nostre retribuzioni e accrescere il potere d'acquisto; di andare in questa direzione ce lo stanno chiedendo le lavoratrici e i lavoratori ed è un segnale che sta emergendo chiaramente anche negli attivi unitari in corso di svolgimento. Chiediamo che un fondo ad hoc per l'istruzione sia stabilito già a partire dal Def di imminente approvazione".