ANTICIPATO LO SCIOPERO AL 6 MARZO
Lo sciopero del 6 marzo mette al centro le questioni che riguardano in modo specifico precariato, reclutamento e abilitazioni, per le quali la Ministra – e questa è una delle ragioni che inducono ad anticiparne la data di svolgimento - sta assumendo sempre più atteggiamenti di chiusura, apprestandosi a compiere scelte in netto contrasto con gli obiettivi condivisi in mesi di trattative fra le parti.
(Salvatore Inglima, Segretario Generale Cisl Scuola Bergamo)
Come già si era ventilato nel corso della conferenza stampa di mercoledì scorso, la data di effettuazione dello sciopero è stata anticipata al prossimo 6 marzo. Lo sciopero, che sarà dell’intera giornata, è indetto con particolare riguardo alle problematiche del personale in condizione di precarietà lavorativa. Si tratta infatti, come affermato nel comunicato unitario del 4 febbraio scorso, quando si è deciso di riprendere la mobilitazione sospesa a dicembre, del “primo atto di un’iniziativa che si sviluppa su un arco di tempo più lungo e su problematiche più vaste”.
Lo sciopero del 6 marzo mette al centro le questioni che riguardano in modo specifico precariato, reclutamento e abilitazioni, per le quali la Ministra – e questa è una delle ragioni che inducono ad anticiparne la data di svolgimento - sta assumendo sempre più atteggiamenti di chiusura, apprestandosi a compiere scelte in netto contrasto con gli obiettivi condivisi in mesi di trattative fra le parti.
Nella proclamazione vengono indicate in modo puntuale, come motivazioni della protesta, le modalità con cui si stanno definendo le procedure concorsuali straordinarie, divergenti rispetto all’obiettivo e ai criteri indicati nell’intesa del 24 aprile 2019 (agevolare la stabilizzazione dei precari con almeno 36 mesi di servizio); la questione irrisolta dei facenti funzione DSGA; il mancato avvio del confronto sui percorsi strutturali di abilitazione che devono riguardare, oltre ai precari, anche i docenti di ruolo della scuola statale, nonché i docenti non abilitati delle scuole paritarie e dei centri di formazione professionali; la mancata convocazione del tavolo di contrattazione nazionale integrativa sulla mobilità, territoriale e professionale, del personale docente, educativo ed ATA.
Non va però dimenticato che i verbali di conciliazione firmati il 19 e 20 dicembre contenevano anche altri importanti impegni, tutti disattesi dalla ministra Azzolina. Ad oggi, infatti, nessun tavolo di discussione risulta aperto in vista di importanti scadenze legate al rinnovo del contratto e alle condizioni in cui il rinnovo stesso potrà svolgersi, a partire dalle risorse che a breve dovranno essere indicate nel DEF; nessun confronto con i sindacati in previsione dell’incontro in programma alla Funzione Pubblica per il memorandum sul pubblico impiego, mentre nell’esporre le sue linee programmatiche la ministra Azzolina tocca anche punti demandati alla disciplina per contratto (formazione in servizio). Ancora, si registra lo stop agli emendamenti al “milleproroghe” che dovevano dare risposta alla questione dei precari con servizio su sostegno, ai quali è negato l’accesso ai concorsi straordinari, e a quello sulle responsabilità dei dirigenti scolastici in materia di sicurezza. Va invece avanti quello che estende anche ai concorsi straordinari i programmi di quelli ordinari, ignorando la differenza sostanziale tra le due procedure.
Oltre alla già richiamata questione dei facenti funzione, che resta irrisolta, e alla mancata convocazione del negoziato per le integrazioni al contratto sulla mobilità, si deve denunciare anche la totale assenza di relazioni sindacali volte ad affrontare e risolvere il perdurante aggravio delle incombenze per le segreterie scolastiche.
Per tutte queste ragioni lo sciopero del 6 marzo, che riguarderà in modo specifico i temi del precariato, non esaurisce certo una mobilitazione che investe un arco assai più vasto di questioni, ma ne rappresenta soltanto il primo avvio.
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