Si profila un inizio d’anno scolastico all’insegna dei soliti problemi, con in più il malcontento per i tanti disagi legati alla mobilità forzosa di tanti insegnanti, frutto del modo in cui è stato impostato e condotto il piano di assunzioni della legge 107. Disagi che è ancor più difficile accettare quando derivano da anomalie o errori del sistema che ha gestito le operazioni di trasferimento senza rispettare i criteri stabiliti nel contratto sulla mobilità né i diritti di chi avrebbe potuto, col suo punteggio, avere sedi ben più vicine. Anche se questi problemi sono più avvertiti nelle regioni meridionali, il nord non vive certamente una situazione tranquilla, visto che in molti casi mancano i posti per garantire l'offerta formativa essenziale.
Ci si impegni allora, e da subito, per affrontare e risolvere le tante criticità con cui la scuola si ritrova a fare i conti anche a causa del modo discutibile in cui le risorse investite sono state utilizzate, senza un reale confronto con chi avrebbe certamente saputo indicare percorsi per impiegarle al meglio. Anche le buone intenzioni manifestate in ambito ministeriale, dove ci si rende evidentemente conto che la situazione è tutt’altro che rosea, non bastano se non si traducono, da subito, in un piano di intervento basato su precise priorità.
La prima emergenza da affrontare è sicuramente quella degli organici. Si impone una scelta di fondo: basta con le soluzioni tampone, che aggiustano le cose provvisoriamente, anno per anno. Si adotti una logica di sistema, come suggerisce la stessa riforma Madia, in cui per rendere efficace e produttivo il servizio si parta dal riscontro del reale fabbisogno, chiamando in causa tutti i soggetti istituzionali e le risorse di cui possono disporre. Inutile parlare di incremento dell’offerta formativa, ampliando la presenza e i tempi di apertura delle scuole, se gli organici restano fermi per tre anni, come prevede la legge 107. Si è visto che i 50.000 posti di organico potenziato, in molti casi non rispondenti alle reali esigenze delle scuole, non sono stati sufficienti per eliminare le classi pollaio, incrementare le sezioni di scuola dell’infanzia, dare supporto all’integrazione degli alunni con disabilità. Si faccia allora ciò che da tempo chiediamo, consolidando in organico di diritto tutti i posti che ogni anno si è costretti ad attivare nel cosiddetto “organico di fatto”, pena il non funzionamento del servizio. Si eliminerebbe alla radice il ricorso abnorme al lavoro precario, si potrebbero inoltre soddisfare le legittime attese di quei precari che non hanno avuto alcuna risposta dalla “Buona Scuola”. Anche l’esperienza delle procedure concorsuali oggi in corso, quasi fallimentari vista la mole del contenzioso e l’abnorme tasso di bocciature, dovrebbe indurre a riflettere sui modi (e sui costi) con cui andrebbe gestito il reclutamento.
Consolidare in diritto i posti funzionanti di fatto servirebbe anche ad ampliare le opportunità di rientro per i tanti docenti trasferiti in sedi lontane dalla propria residenza, fermo restando che sarebbe doveroso, da subito, un rifacimento delle operazioni per chi è stato danneggiato da errori del sistema. Nel frattempo, si allarghino al massimo le opportunità di ottenere per il 2016/17 provvedimenti di assegnazione provvisoria. È chiaro tuttavia che la dimensione del problema mobilità richiede un forte impegno in prospettiva, perché sia garantita già dal prossimo anno la possibilità di rientri, senza alcun vincolo di permanenza pluriennale.Si intervenga, se necessario, anche con un provvedimento legislativo ad hoc.
Quanto ai 4.000 docenti in esubero (di cui metà sono neo assunti!), nonostante la riforma ci si ripropone in sostanza un déja vu che dovrebbe almeno consentire di far tesoro di passate esperienze, migliorandone l’efficacia. Ci riferiamo al ruolo strategico della formazione in servzio che può offrire percorsi da attivarsi rapidamente, finalizzati ad un più efficace utilizzo delle risorse.
Su tutto questo, e su altre questioni cruciali per il buon andamento del servizio scolastico, a partire dagli organici del personale ATA ingiustamente trascurato dalla legge 107, siamo pronti a dare il nostro contributo se ci saranno serie e concrete occasioni di confronto. Renderle disponibili e praticabili sarebbe un bel modo per inaugurare, insieme al nuovo anno scolastico nel quale le criticità purtroppo non mancheranno, anche una stagione diversa, non segnata solo da disagi e problemi, ma da un impegno condiviso per portarli finalmente a soluzione.
Roma, 18 agosto 2016