Le vicende internazionali, con la invasione dell’Ucraina da parte della Russia, hanno (giustamente) in questi giorni catturato tutti i nostri pensieri e relegato ai margini ogni altra notizia ed evento.
Diciamo subito che, dopo oltre due anni di sofferenze prodotte dalla pandemia, di tutto avremmo bisogno, tranne che di questa guerra.
Ma se nella guerra è connaturata per eccellenza la barbarie, nulla può giustificare gli stupri e le inaudite violenze in tempi di pace e benessere più o meno diffuso.
Per questo noi siamo chiamati a reagire sia per allontanare lo spettro della guerra, sia per continuare a mantenere alta l’attenzione anche sulle tematiche, che da sempre, sono considerate, almeno a parole, importanti per la vita democratica: tematiche che, dagli albori della storia, proiettano ancora, purtroppo, le loro tenebrose ombre sul nostro presente.
Tra alcuni giorni, l’8 marzo, sarà celebrata la
“Giornata Internazionale della Donna”.
Crediamo opportuno giungere a questo importante appuntamento richiamando alla memoria le esperienze di tutte le numerose donne che hanno saputo trasformare la sofferenza, l’isolamento, le umiliazioni, in alta forza creativa e limpido sguardo sul mondo.
Ad esse e ad altri milioni di donne che, nel silenzio, quotidianamente si sono spese e si spendono per dare il meglio di sé sia alla comunità familiare, sia a quella sociale, va riconosciuto il coraggio dell’amore verso se stesse e verso l’umanità, malgrado tutto, nonostante tutto.
Infatti la storia ci dice anche che le donne hanno compiuto un cammino rivoluzionario ed evolutivo, guardando avanti, rivendicando una identità di genere non competitiva ma paritaria, rifiutando la supremazia della cultura della morte sulla cultura della vita, mirando alla conquista di diritti costituzionali a loro negati, lottando per l’autonomia delle scelte e dei comportamenti.
Con l’occasione vogliamo ricordare le centinaia di eccellenze femminili che hanno illuminato la cultura, l’arte, la politica e la scienza: tra queste, solo per economia di spazi, citiamo Simone Weil, Hannah Arendt, Anna Magnani, Nilde Jotti, Tina Anselmi, Rita Levi Montalcini.
Ma, vogliamo ricordare anche le donne della nostra scuola, del nostro servizio sanitario che, soprattutto in questi ultimi tempi stanno giornalmente affrontando, unitamente ai colleghi uomini, problemi legati all’emergenza pandemica.
Senza, per questo, dimenticare quelle che stanno soffrendo sotto i bombardamenti o fuggendo dal proprio Paese per la salvezza dei propri figli, o, come la Direttrice del Teatro statale e Centro culturale di Mosca, Elena Kovalskaya, che, per protesta contro l’invasione dell’Ucraina, si è dimessa affermando: “è impossibile lavorare per un assassino e riscuotere uno stipendio da lui”.
Per queste donne, dunque, e per tutte le altre che operano faticosamente nel silenzio, vogliamo un 8 marzo quotidiano per attraversare insieme a loro il pericoloso guado della vita di cui, sono protagoniste indiscusse.
La Segretaria Generale
Paola Manzullo