L'intesa sottoscritta con il Governo non è ancora il nuovo contratto, ma ne costituisce la premessa indispensabile, indicando risorse, criteri e obiettivi che dovranno orientare il rinnovo contrattuale di ogni singolo comparto. La sua importanza non può quindi essere in alcun modo sminuita: al contrario, questa intesa segna dopo molto tempo una svolta concreta, anzitutto aumentando in modo significativo le risorse, che non sono soltanto quelle stanziate nella legge di bilancio in corso di approvazione, ma anche quelle che nel corso del triennio il Governo si impegna a investire ulteriormente.
Come emerso al tavolo di confronto e riportato da tutti i commentatori, la cifra complessiva si aggirerà sui 5 miliardi di euro, consentendo a regime un aumento mensile medio di 85 euro. Saranno i contratti di comparto, come da sempre avvenuto, a definire per ogni profilo professionale l'entità dell'aumento stipendiale. La vigenza dei contratti sarà triennale e coprirà il periodo 2016-2018.
Gli aspetti economici dell'intesa, contengono anche due importanti indicazioni relative all'esigenza di valorizzare prioritariamente i livelli retributivi più bassi, che hanno sofferto maggiormente gli effetti della crisi economica e dl blocco dei contratti, e a evitare effetti di penalizzazione legati all'intreccio fra aumenti retributivi e preesistenti benefici di natura fiscale. Si tratta in sostanza del comune impegno a impedire, con modalità che si individueranno nei contratti di comparto, che l'aumento ottenuto sia vanificato dalla perdita del diritto a beneficiare degli 80 euro di sconto fiscale.
Di notevole rilevanza politica anche la volontà di valorizzare le relazioni sindacali nell'ambito di un complessivo riequilibrio del rapporto tra legge e contratto, a favore della contrattazione: la fonte contrattuale viene indicata come "luogo naturale" per la disciplina del rapporto di lavoro, dei diritti e delle garanzie dei lavoratori "nonché degli aspetti organizzativi a questi direttamente pertinenti". Non a caso questa parte dell'accordo ha suscitato le vibrate proteste dell'ex ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta, autore della riforma del 2009, che ha accusato il Governo di riconsegnare, con questa intesa, il lavoro pubblico "nelle mani dei sindacati".
Non può essere privo di interesse, in particolare per la scuola, vedere ricondotto chiaramente nell'ambito contrattuale temi come la valutazione e la valorizzazione delle professionalità, o altre questioni di estrema delicatezza come il contrasto ai fenomeni di assenteismo o in generale della disciplina delle assenze, su cui non sono mancati nel tempo interventi unilaterali e per via legislativa.
Naturalmente intendiamo far valere queste linee di orientamento anche nel confronto già in atto al MIUR su temi per noi rilevantissimi, come la mobilità, l'assegnazione di sede ai docenti, la problematiche del personale ATA, confronto che può trovare nell'intesa un nuovo e inequivocabile punto di riferimento politico.
Il Segretario Generale Cisl Scuola Bergamo
Salvo Inglima
Bergamo, 5/12/2016