Bene l’avvio del confronto sui rinnovi contrattuali del pubblico impiego, che stiamo rivendicando da tempo. Pur in un contesto di oggettive difficoltà, date dallo scarto enorme tra le attese dei lavoratori e l’esiguità delle risorse disponibili, siamo pronti al confronto e ci andremo come sempre con idee e proposte. Non abbiamo alcun interesse, né convenienza, a fare del negoziato il pretesto per uno scontro “muro contro muro” destinato a lasciare irrisolte le questioni che abbiamo di fronte. Per noi confronto e contrattazione dovrebbero essere considerati da tutti la via maestra su cui far camminare, insieme, interessi e tutele dei lavoratori ed esigenze di efficacia, qualità, efficienza e innovazione dei pubblici servizi.
Le attese di chi lavora nella scuola trovano riscontro eloquente in numeri che parlano da soli: i dati Istat ci dicono che le retribuzioni sono scese dell’8,1% negli ultimi sei anni, una perdita stimabile in circa 3.000 euro anno pro capite; che le retribuzioni nella scuola sono molto inferiori a quelle di altri settori produttivi (uno scarto che arriva ad essere di addirittura 20.150 euro in meno rispetto al settore chimico), mentre restano assai lontane dalla media europea. Condizioni di svantaggio che il prolungato blocco dei rinnovi contrattuali non ha certo aiutato a recuperare. Di contro, un aumento dei carichi di lavoro per effetto della riduzione degli organici e della crescente complessità della domanda formativa.
C’è poi l’esigenza di recuperare interamente all’ambito della disciplina contrattuale tutte le materie che investono il rapporto di lavoro, dopo le troppe invasioni di campo per via legislativa subite negli ultimi anni.
Alla ministra Madia, che non è molto originale quando enfatizza licenziabilità e premialità come se fossero la panacea di tutti i mali, ricordiamo che forse sarebbe più opportuno, più giusto e più proficuo impegnarsi a valorizzare in modo adeguato l’impegno di chi col suo lavoro mette i servizi pubblici in condizione di funzionare ogni giorno, nonostante tutto, in ogni angolo d’Italia. Nel caso della scuola, si tratta di un servizio che meriterebbe, per le funzioni fondamentali che gli sono assegnate, di ritrovare un clima diverso, in cui torni a essere centrale, valorizzata e incentivata prima di tutto la capacità di lavorare insieme, fuori da inutili e dannose suggestioni competitive.
Roma, 27 luglio 2016
Maddalena Gissi, segretaria generale Cisl Scuola