“L’inclusione degli alunni migranti può essere veramente un’occasione di crescita, ma non può essere lasciata all’improvvisazione o ridotta solo all’adozione di provvedimenti emergenziali. Deve essere attuato un mix dinamico di interventi strutturali e di livello sistemico e, nello stesso tempo, deve essere valorizzata e sostenuta l’autonomia delle scuole, per poter offrire risposte ad hoc, modulate nei diversi contesti”. Così Maddalena Gissi, segretaria generale della Cisl Scuola, nel suo intervento alla Conferenza delle organizzazioni affiliate all’Internazionale dell’Educazione, in corso a Roma (Crowne Plaza Hotel) il 4 e 5 aprile.
L’Italia, anche per la sua posizione geografica, si ritrova al centro di flussi migratori la cui consistenza è resa evidente da alcuni dati: sono 5.800.000, al 31 dicembre 2015, gli immigrati presenti in Italia, dei quali circa 404.000 irregolari. Nell’anno scolastico 2014/15 gli alunni di cittadinanza non italiana erano il 9,2% della popolazione scolastica (tra questi, il 51,7% è nato in Italia), con un arco di provenienze che pur concentrandosi prevalentemente in alcune aree arriva a comprendere 140 paesi diversi.
Ne deriva l’esigenza di interventi di supporto estremamente articolati e diversificati, in ragione delle differenze che non riguarda solo i tratti culturali ma persino “elementi essenziali di alfabetizzazione, dall’uso del segno alfabetico, sino all’orientamento della scrittura e della lettura”.
Fattori chiave di un’efficace strategia di accoglienza e inclusione si rivelano la precocità degli interventi, ma anche la sistematicità della loro organizzazione, cui deve però accompagnarsi una necessaria flessibilità. In questo senso un’opportunità potrebbe essere offerta dall’organico potenziato introdotto dalla legge 107 (ma pesa, con riferimento alla precocità di intervento, il fatto che ne sia esclusa la scuola dell’infanzia), o dall’istituzione di una classe di concorso per l’insegnamento dell’italiano come lingua seconda.
Di fondamentale importanza, inoltre, un coinvolgimento delle famiglie degli alunni sin dal momento della prima accoglienza, offrendo contestualmente l’insegnamento della lingua italiana anche ai familiari degli alunni. “Resta purtroppo molto forte la disparità nel tasso di abbandono scolastico tra alunni stranieri e italiani. Il tasso di abbandono degli alunni stranieri è più del doppio rispetto a quello degli alunni italiani (34,4% contro un 14,8%) – afferma Maddalena Gissi – Tuttavia sono i dati delle rilevazioni nazionali Invalsi a dirci che una considerevole riduzione del divario si osserva per gli stranieri di seconda generazione, che solitamente hanno frequentato interamente la scuola in Italia. Questo dimostra che il gap può essere recuperato e che vanno continuamente migliorati gli approcci per ottenere sempre migliori risultati”.