Riunito a Roma, per due giorni, l’Esecutivo nazionale della Cisl Scuola, i cui lavori hanno preso avvio nel pomeriggio di oggi per concludersi nella serata di domani. All’ordine del giorno le questioni di più immediata attualità politico sindacale, ma anche i percorsi da intraprendere per dare concreta attuazione a quanto scaturito dalla conferenza programmatica e organizzativa della Cisl dell’autunno scorso.
Contratto e riforma sono i temi più ampiamente trattati sia nella relazione introduttiva della segretaria generale Lena Gissi, sia dagli interventi nel dibattito tuttora in corso. Il mancato rinnovo di un contratto firmato ormai sette anni fa accentua la condizione di disagio di un comparto i cui salari occupano ormai da tempo gli ultimi posti nelle classifiche internazionali. Ma anche il confronto interno è impietoso, come attestano i dati della Ragioneria Generale dello Stato, ripresi nei giorni scorsi dal Sole 24 ore: le retribuzioni medie del comparto scuola, inferiori a quelle di quasi tutti gli altri comparti pubblici, e che superano di poco solo quelle dei dipendenti delle regioni e delle autonomie locali, hanno fatto registrare rispetto al 2009 un calo del 4,7%. Molto più di quanto accaduto per altri settori, ad eccezione degli Enti di Ricerca, dove tuttavia il valore annuo delle retribuzioni è sensibilmente più alto (40.000 euro annui contri i 29.000 della scuola).
Una vera e propria emergenza salariale, dunque, che da un lato vede negata al lavoro nella scuola una giusta considerazione, ma il cui perdurare è anche il principale ostacolo all’esplorazione di percorsi nuovi e diversi di valorizzazione delle professionalità. Un discorso a suo tempo già avviato e mai ripreso proprio per il sopravvenuto blocco della contrattazione. Non è infatti pensabile che una nuova struttura delle carriere, in cui entrino in gioco altri fattori oltre all’anzianità di servizio, possa essere realizzata a costo zero, pena il prodursi di effetti ulteriormente penalizzanti per quote più o meno ampie di personale. Un sostanziale recupero salariale per tutti resta pertanto un’assoluta priorità, rispetto alla quale risultano del tutto inadeguate le risorse stanziate per i rinnovi contrattuali nella legge di stabilità.
Presidiare e valorizzare gli spazi e le prerogative negoziali a tutti i livelli è l’altra esigenza che sta emergendo con forza nella discussione, specie in presenza delle invasioni di campo operate con interventi per legge su materie di natura squisitamente contrattuale. Dalle modalità di attribuzione del “bonus” ai docenti “meritevoli”, su cui va investita la contrattazione d’istituto trattandosi espressamente di salario accessorio, alle regole per la mobilità del personale, oggetto di una trattativa resa quanto mai difficile e complessa proprio dalle disposizioni della legge 107 su ambiti territoriali e chiamata dei docenti.
Il contratto sulla mobilità e le diverse ipotesi che si stanno profilando a seguito dei ripetuti incontri, di natura sia tecnica che politica, svolti al MIUR nelle ultime settimane sono oggetto di attenta valutazione da parte dell’Esecutivo anche in previsione della prossima riunione del tavolo di contrattazione, prevista per domani.