“Lo stanziamento di fondi per il rinnovo dei contratti pubblici nella legge di stabilità è semplicemente una vergogna. Il mondo della scuola, che proprio sul rinnovo del contratto si sta mobilitando in questi giorni, non merita di ricevere dal governo questa ennesima offesa”. Così Francesco Scrima, segretario generale della Cisl Scuola, intervenendo oggi a Palermo al consiglio generale regionale Cisl Scuola della Sicilia. “Sono sette anni che il contratto è fermo, anni nei quali solo il senso del dovere e la passione per il proprio lavoro di docenti, personale ATA e dirigenti ha permesso alla scuola italiana di andare avanti, mentre le si toglievano risorse e opportunità. Lo hanno fatto con grande fatica e tra mille difficoltà, attingendo alle loro risorse di competenza e professionalità. Per questo meritavano e meritano ben altra 'ricompensa' da un Governo che li ha solo ricoperti di belle parole mai tradotte in fatti concreti”.
Se questo è lo scenario diventa inevitabile, secondo Scrima, un inasprimento della mobilitazione in atto, che già vedrà la Cisl Scuola e le altre organizzazioni maggiormente rappresentative scendere in piazza giovedì 22 (manifestazione del personale ATA davanti al MIUR) e sabato 24 con iniziative indette unitariamente in tutte le regioni. Un calendario di manifestazioni avviato la settimana scorsa con una grande assemblea nazionale dei dirigenti scolastici a Roma.
“Qualche giorno fa il presidente del consiglio ha definito 'un piagnisteo' le rimostranze sempre più forti e numerose che salgono dal mondo della scuola per una riforma pasticciata e confusa, dando prova di mancanza di rispetto oltre che della consueta incapacità di ascolto. Rendere ora disponibili meno di sette euro lordi pro capite per il rinnovo del contratto può essere considerata solo una provocazione, destinata ad allargare ancor di più il solco che le tante promesse non mantenute hanno scavato in questi mesi tra chi governa e il mondo della scuola”.
“Una scuola al passo con l’Europa – afferma Scrima – significa anche una scuola in cui la professionalità di chi ci lavora possa far conto su un riconoscimento che almeno si avvicini a quanto avviene in altri paesi. C’è invece un divario che oggi è sotto gli occhi di tutti, un contratto non basta certo per colmarlo, ma dev’essere l’avvio concreto e reale di un doveroso percorso di riallineamento. Le scelte del governo vanno in direzione opposta, non staremo certamente a guardare, ci batteremo con forza per un contratto dignitoso”.