2016-11-19 09:30:00

Nel pomeriggio del 16 novembre è proseguito l’incontro di informativa sullo stato di attuazione delle deleghe previste dalla legge 107/2015. Oggetto dell’incontro è stato il punto c) dell’art. 1 c.181, relativo alla promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità ed al riconoscimento delle differenti modalità di comunicazione.

L’Amministrazione ha comunicato che la redazione del testo non è ancora completa ma che sono stati individuati alcuni principi fondamentali per la semplificazione della documentazione e per assicurare la continuità del progetto didattico costruito intorno all’alunno con disabilità. Alcuni punti della delega hanno evidenti connessioni con altri interventi e principalmente con i cambiamenti che si intendono introdurre nella formazione iniziale dei docenti.

Per quanto riguarda l’individuazione dei Livelli essenziali delle prestazioni, si è provveduto ad una ricognizione normativa per raccogliere in un unico testo quanto già previsto da disposizioni esistenti. Tra i Livelli essenziali di prestazione (LEP) sono stati individuati il diritto al trasporto, il diritto all’insegnante di sostegno, all’assistenza scolastica, alla mensa, all’esenzione dalle tasse scolastiche ed alla gratuità dei libri di testo per l’intero percorso scolastico. Inoltre sono stati sottolineati i diritti all’accessibilità, in termini di eliminazione delle barriere architettoniche e di possibilità di usufruire di servizi anche esterni all’edificio scolastico, come ad esempio le attività di alternanza scuola lavoro.

Relativamente al punto 4) della delega, e cioè la previsione di  indicatori  per  l'autovalutazione  e  la valutazione dell'inclusione scolastica, l’Amministrazione ritiene necessario creare i presupposti per una revisione degli indicatori presenti nel RAV, senza però fissarli all’interno della norma per evitare rischi di rigidità nel tempo. Comunque tra gli indicatori che si ritengono essenziali sono stati citati quelli relativi alla qualità del Piano di Inclusione e alla gestione della classe. Tra l’altro l’Amministrazione ritiene che il Piano di inclusione debba essere triennale e non più annuale.

La revisione delle modalità e dei criteri  relativi  alla certificazione si è rivelato il punto di maggiore complessità perché richiede il necessario coordinamento con i Ministeri della Sanità e del Lavoro. L’obiettivo è di semplificare i passaggi e di adeguare la composizione delle Commissioni alle specificità dell’età degli alunni. Si prevede pertanto l’inserimento obbligatorio nelle Commissioni di medici specialisti per l’età pediatrica (neuropsichiatri infantili). La documentazione dovrebbe essere inoltre completata da una Valutazione Diagnostico Funzionale la cui definizione, effettuata anche con la presenza di personale docente, dovrebbe riguardare tutti i settori di vita dell’alunno, non limitandosi solo all’esperienza scolastica e definendo il quadro generale delle provvidenze necessarie. In questa sede sarebbe definito il livello di gravità ai fini scolastici, non più automaticamente collegato alla certificazione della situazione di gravità di cui all’art.3 c. 3 della legge 104/1992 ma individuato in termini funzionali rispetto al contesto scolastico, con riferimento all’ICF.

I genitori potranno inviare la certificazione non solo alla scuola ma anche inoltrarla agli Enti locali per richiedere la definizione di un progetto individuale (ex progetto di vita) ai sensi dell’art. 14 della legge 328/2000. È prevista inoltre l’emanazione di Linee guida affinché modalità e formulari relativi alla documentazione siano uguali su tutto il territorio nazionale.

Per quanto riguarda la revisione e la razionalizzazione degli organismi operanti a livello territoriale per il supporto all'inclusione, l’Amministrazione ritiene che si debba lasciare ai territori la possibilità di una organizzazione flessibile, anche con il mantenimento delle strutture esistenti. Sarà però prevista la costituzione di un Gruppo di Inclusione Territoriale (GIT) a livello di ambito, che assumerebbe le stesse funzioni attribuite al GLIP. Ai lavori del GIT parteciperebbe anche l’Amministrazione per favorire livelli di coordinamento delle risorse nell’Ambito. La formazione continua sui temi dell’inclusione sarà prevista non solo per i docenti ma anche per i dirigenti scolastici e per il personale ATA. Sono inoltre stati definiti interventi per assicurare il diritto all’istruzione domiciliare, in casi specifici e documentati, e previo assenso dei docenti interessati.

In attesa che il Miur fornisca un testo scritto e definisca con maggior dettaglio i particolari degli interventi previsti, abbiamo sottolineato come sia necessario costruire un’intesa effettiva con tutti gli attori istituzionali coinvolti. Occorre superare resistenze ed ottenere che le competenze degli Enti locali trovino effettiva applicazione, anche mediante il coinvolgimento della Conferenza Stato Regioni. L’emanazione di Linee guida inoltre può costituire un metodo opportuno per evitare differenziazioni e disomogeneità territoriali.

Nello specifico, si è sottolineato che la scuola non può essere lasciata sola e che gli Enti locali devono garantire i servizi necessari e l’assistenza specialistica e scolastica di base: i LEP individuati devono essere effettivamente esigibili.

Preoccupa inoltre la possibile frammentazione che potrebbe derivare dalla parcellizzazione dell’attuale lavoro del GLIP nella miriade degli ambiti territoriali.

Si è chiesta attenzione nei criteri di formazione delle dotazioni organiche al limite numerico di alunni per classe ed inoltre si ritiene che l’organico dei collaboratori scolastici debba essere parametrato al numero di alunni disabili presenti nell’istituzione scolastica. E’ fondamentale che questi parametri siano inseriti nei LEP.

Infine, riservandosi di produrre ulteriori osservazioni quando sarà disponibile un testo scritto, la Cisl Scuola ha espresso comunque un generale apprezzamento per la volontà di semplificazione e per l’attenzione verso un intervento che non è limitato solo all’ambito scolastico. Ha ricordato che la norma per sua natura deve rimanere sul piano dei principi generali, mentre molti aspetti relativi alla ricaduta sul rapporto di lavoro dovranno trovare un’opportuna regolazione nel prossimo Contratto nazionale.

La segreteria nazionale

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