Ancora una volta, come già avvenuto negli anni scorsi, le amministrazioni locali (Comuni, Province e Regioni) dicono no alla bozza di decreto sugli organici ATA, in linea con quanto da tempo andiamo denunciando: l’attuale dotazione organica è insufficiente al fabbisogno, e la situazione è aggravata da norme di legge che hanno ricadute pesantemente negative sull’organizzazione del servizio, prima fra tutte quella sul divieto di sostituire il personale assente.
Ne deriva un continuo e crescente aggravio delle condizioni di lavoro del personale, dai collaboratori scolastici, costretti a far fronte, a ranghi ridotti, a compiti delicati come la sorveglianza e in particolare l’assistenza agli alunni disabili, a quanti devono farsi carico della quantità e complessità del lavoro che ricade sugli uffici di segreteria.
Tante volte lo abbiamo messo in evidenza, a partire dalla manifestazione davanti al MIUR dello scorso autunno, e ora nella nuova fase di mobilitazione avviata con la raccolta di firme sulle diverse criticità che la scuola sta vivendo e già rivolta ad altre più incisive azioni in mancanza di risposte concrete.
Non siamo solo noi, peraltro, a denunciare questo stato di cose, e il parere dei rappresentanti delle istituzioni locali lo conferma; ma è lo stesso Parlamento, attraverso le Commissioni Istruzione di Camera e Senato, a dire che vi sono situazioni insostenibili, citando fra l’altro la necessità di garantire il turn over del personale che cessa dal servizio e segnalando i disagi dal divieto di sostituzione.
Non è più possibile limitarsi a soluzioni tampone, come quelle che finora, pressato dalle nostre richieste, il governo ha potuto fare, per esempio restituendo in organico di fatto i posti decurtati in diritto. Se i problemi nascono da norme di legge che impongono situazioni e comportamenti insostenibili, c’è un solo rimedio: cambiarle. Vale in generale, vale nello specifico per gli organici e la gestione del personale ATA.
Il Governo, se vuole, può senz’altro attivarsi con strumenti e procedure opportune per ottenere modifiche legislative che sono le stesse commissioni parlamentari a chiedergli. Sempre che voglia comportarsi da governo del fare, come ama definirsi, e non da governo degli annunci.
Roma, 25 marzo 2016
Maddalena Gissi, segretaria generale Cisl Scuola