Non un euro per i contratti, si rafforzano le ragioni della mobilitazione Che in una manovra da 36 miliardi non si trovi nemmeno un euro per rinnovare contratti di lavoro fermi da oltre sei anni non è solo un’ingiustizia per milioni di lavoratori e per le loro famiglie, è anche il segno di un’evidente incapacità di cogliere l’importanza e il valore del lavoro pubblico per la collettività.
Salute, sicurezza, istruzione e ricerca, previdenza, rete dei servizi territoriali, sono ambiti essenziali in cui si esprime e si esercita il diritto di cittadinanza e si costruisce comunità rafforzando la
coesione sociale.
Non è certo penalizzando chi vi opera che si può sostenere l’efficacia e la qualità del servizio pubblico, ed è proprio la contrattazione il terreno giusto su cui costruire scelte condivise
avendo per obiettivo la massima efficienza nell’uso delle risorse investite nel sistema. Quella del governo è una scelta miope e sbagliata, che mortifica la dignità del lavoro.
Si rafforzano dunque le ragioni che hanno indotto il pubblico impiego a indire la manifestazione nazionale dell’8 novembre come primo atto di un percorso di mobilitazione volto a cambiare la manovra del governo e a rinnovare i contratti del lavoro pubblico.
Roma, 16 ottobre 2014
Francesco Scrima, coordinatore CISL Lavoro Pubblico