Dovremo attendere ancora un po’ di tempo, dunque, per conoscere il pacchetto di misure sulla scuola che il governo sta mettendo a punto. Ad oggi disponiamo solo di quanto riportano, senza alcun crisma di ufficialità, i vari organi di informazione: una serie di “titoli”, di indubbio interesse ma insufficienti per una valutazione che sarà possibile solo quando potremo leggere il libro. Tutte le questioni a cui si accenna sono di notevole complessità, se il rinvio della presentazione serve anche a un supplemento di riflessione è cosa buona, perché ripetute esperienze ci dimostrano che su temi di questa portata, come la formazione dei docenti, il loro reclutamento, le loro carriere, il contrasto alla precarietà, la gestione degli organici non bastano poche battute e non si può procedere per improvvisazioni. Troppe le implicazioni, economiche e non solo, di cui occorre tenere debitamente conto perché le proposte abbiano valore e credibilità.
Inevitabile che gran parte delle attenzioni si concentri sul tema delle assunzioni, data la drammatica emergenza che la mancanza di lavoro rappresenta in termini generali. In attesa di capire cosa si nasconda dietro a numeri più o meno suggestivi, a noi interessa riaffermare l’obiettivo su cui rivendicammo e ottenemmo il piano triennale del 2011: vanno coperti con assunzioni a tempo indeterminato tutti i posti che servono normalmente alla scuola per funzionare. È insensato, oltre che ingiusto, ricorrere a lavoro precario per far fronte a un fabbisogno di personale consolidato da tempo e addirittura in prevedibile aumento. Anziché sbandierare cifre esposte peraltro alle interpretazioni più disparate, il governo assuma un chiaro ed esplicito impegno in questa direzione e faccia scelte coerenti, dando alle attese dei precari prospettive attendibili, non false illusioni. I numeri in gioco, purtroppo, ci richiamano impietosamente a una realtà che non ammette banalizzazioni e demagogie.
Una cosa è certa: alla scuola, e a chi ci lavora, tutto serve meno che un ennesimo sfoggio di protagonismo. Da troppo tempo i governi fanno a gara nell’intestarsi riforme più o meno epocali, che in realtà non intaccano i punti di criticità e debolezza del sistema, mentre rendono sempre più faticoso e sempre meno gratificante lavorarci. Eppure è proprio il lavoro di tante persone a compiere il miracolo di una scuola che giorno per giorno, spesso in condizioni di grave disagio, continua nonostante tutto a funzionare.
A queste persone crediamo sia doveroso prestare attenzione e ascolto, in una campagna di consultazione che il governo - come segnalano i tweet del premier - si dice intenzionato ad avviare dopo la presentazione delle linee guida e che ci auguriamo si traduca in un confronto vero, aperto, approfondito e serio.
Sugli aspetti che più direttamente investono le condizioni di lavoro, economiche e normative, esiste poi una sede “naturale” di confronto che è quella del rinnovo contrattuale. Aprire la stagione del rinnovo sarebbe la più credibile attestazione di stima rivolta al personale della scuola, che chiede e merita di veder riconosciuto nei fatti, e non solo a parole, il valore del suo lavoro.Roma, 29 agosto 2014
Francesco Scrima, segretario generale Cisl Scuola