Ritornare all’attività didattica in presenza anche nella secondaria di II grado è un’esigenza fortemente avvertita, in primo luogo da ragazze e ragazzi per i quali fare scuola fuori da un contesto di relazioni dirette con insegnanti e compagni di classe è un problema che non può essere certo sottovalutato. E tuttavia non mancano le preoccupazioni per un rientro in classe generalizzato che avverrà tra pochi giorni, perché la diffusione del contagio non può ancora dirsi sotto controllo e soprattutto non è sostanzialmente cambiata la situazione per quanto riguarda l’organizzazione delle attività all’interno e all’esterno della scuola.
Immutati gli spazi a disposizione, con aule nelle quali sarà difficile garantire la presenza in contemporanea di tutti gli alunni rispettando i parametri del distanziamento, oltretutto in presenza di varianti che aumentano il rischio di trasmissione del contagio. Non sembra garantita nemmeno la distribuzione di dispositivi individuali adeguati al nuovo livello di rischio (mascherine FFP2), e anche sul tracciamento preventivo attraverso test, sia pure semplificati, il Ministero afferma di non essere in grado di assicurarne la necessaria diffusione.
Sui trasporti, vero e proprio epicentro del rischio di contagio, difficile pensare che si riesca a fare in pochi giorni ciò che non si è fatto per mesi.
Sono solo alcune delle criticità emerse nel confronto svoltosi ieri fra sindacati e Ministero dell’Istruzione, in attesa che il CTS nella riunione di oggi stabilisca in modo chiaro se vi siano e quali siano i parametri da rivedere per quanto riguarda le misure di prevenzione del contagio contenute nel protocollo per lo svolgimento delle attività scolastiche in sicurezza sottoscritto il 6 agosto 2020, e anche in quello specifico per lo svolgimento degli esami di stato in presenza.
Più che giustificata, dunque, la preoccupazione diffusa riguardo a un appuntamento, quello del 26 aprile, al quale si giunge senza che vi sia la necessaria preparazione: non è da sottovalutare, inoltre, la difficoltà che incontreranno le scuole a dover riadattare, per l’ennesima volta, l’organizzazione del proprio lavoro.
Quanto alle vaccinazioni del personale docente, la CISL Scuola ha chiesto che la campagna sia completata il più rapidamente possibile, segnalando ancora una volta, in particolare, l’esigenza di considerare con la dovuta attenzione il rischio di una sovrapposizione, per il personale coinvolto, tra le date di somministrazione della dose di richiamo e quelle di svolgimento degli esami di Stato. Il manifestarsi di effetti collaterali piuttosto importanti, come avvenuto in moltissimi casi con la prima iniezione vaccinale, costringerebbe infatti a fare ricorso a sostituzioni con problemi di non poco conto per la regolare attività delle commissioni esaminatrici.
Se la decisione della riapertura generalizzata il 26 aprile, come viene affermato, dev’essere letta come un segnale di attenzione del Governo alla scuola, allora forse è il caso di dire che quell’attenzione dovrebbe tradursi in qualcosa di più che il fissare una data, ma concretizzarsi nella messa in atto di interventi assolutamente necessari, dal tracciamento alla fornitura di dispositivi adeguati, interventi che devono riguardare sia le classi che tornano in presenza, sia quelle dei gradi di scuola per i quali le attività in presenza sono state normalmente erogate per tutto l’anno scolastico.
Roma, 20 aprile 2021
Maddalena Gissi, segretaria generale CISL Scuola